Persona
FUGALI Edoardo Augusto
Professore associato
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20231106 - Curriculum IT.pdf (Curriculum Vitae)
Description
Edoardo Fugali si è laureato a Trieste con una tesi su "Heidegger interprete di Hegel" (relatore Maurizio Ferraris) e presso la stessa università ha conseguito il dottorato di ricerca, svolto in parte presso l'Università di Heidelberg, sotto la supervisione di Antonio Russo con una tesi su F. A. Trendelenburg.. Dopo aver fruito di una borsa di post-dottorato alle Università di Trieste e di Graz e di un contratto come ricercatore a tempo determinato presso quest'ultimo Ateneo, ha svolto a Trieste attività di ricerca e di insegnamento nell'ambito del Programma Miur "Rientro dei Cervelli". Dal 2010 è ricercatore e dal 2015 professore associato di Filosofia Teoretica all'Università di Messina I suoi interessi di ricerca si sono indirizzati in una prima fase verso la filosofia tedesca ottocentesca e novecentesca per quanto concerne in particolare il tema della soggettività così come è declinato in autori quali Trendelenburg, Brentano, Hegel e Heidegger, e vertono attualmente sulla fenomenologia, la sua storia e le sue relazioni con la filosofia della mente e le scienze cognitive contemporanee. È autore di nove monografie, di cui due in tedesco, di una serie di articoli pubblicati su riviste scientifiche e di contributi apparsi in volumi collettivi in ambito nazionale e internazionale.
Settori (6)
Parole chiave (3)
FILOSOFIA
FILOSOFIA DELLA MENTE
STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA
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Descrizione linee ricerca (3)
La preoccupazione centrale di tutta la mia attività di ricerca è sempre stata la questione della costituzione del soggetto umano e dei tratti essenziali che lo caratterizzano nelle sue relazioni con il mondo e con gli altri soggetti. Ho iniziato ad analizzare questo tema già ai tempi della mia tesi di laurea magistrale in due articoli, prendendo come punto di partenza il confronto tra il concetto di coscienza di Hegel e la nozione di Dasein di Heidegger. Sia Hegel che Heidegger criticano le concezioni tradizionali di soggetto che sono sorte nell'orizzonte della riflessione filosofica a partire da Cartesio e insistono astrattamente e unilateralmente sull'autoidentità del soggetto e sul suo carattere statico. Nella sua Fenomenologia dello Spirito, Hegel sottolinea contro questa visione il fondamentale carattere dinamico della coscienza e la sua capacità di andare oltre se stessa. Analogamente, Heidegger concentra la sua attenzione sulla nozione di Entwurf (progetto), per sottolineare l'appartenenza del soggetto al proprio mondo, secondo la struttura esistenziale dell'essere-nel-mondo. D'altra parte, sussiste una differenza fondamentale tra il concetto heideggeriano della soggettività di Heidegger e quello di Hegel: il primo sostiene la finitudine e il fondamentale carattere di rivelazione del Dasein, basato sul primato del modo temporale del futuro, mentre Hegel si dichiara a favore dell'autosuperamento della coscienza nella piena presenza del sapere assoluto.
Nel mio terzo libro e in alcuni articoli correlati, ho intrapreso un'analisi della concezione brentaniana dell'io e dell'anima come sostanza dei fenomeni mentali, sulla base di numerosi documenti risalenti all'epoca della Psicologia dal punto di vista empirico, tra cui per la maggior parte manoscritti inediti provenienti dall'archivio di Brentano. Sebbene Brentano insista sul requisito metodologico secondo cui la psicologia come scienza empirica deve occuparsi esclusivamente dei fenomeni mentali, che siano o meno inerenti a un substrato psicologico, non ha mai negato che da un punto di vista metafisico l'anima debba essere concepita come una sostanza intera e unitaria. Ho cercato di sottolineare la relazione tra la visione di Brentano dell'anima come sostanza e la sua teoria della temporalità come principio di individuazione dell'anima. Secondo questa concezione, l'anima è considerata di per sé una sostanza autonoma, sebbene sia strettamente interconnessa con la sostanza corporea, in quanto ciascuna di esse costituisce un continuum. Il rango superiore deve ancora essere attribuito al continuum temporale, che costituisce la determinazione più universale degli esseri. Mentre l'anima è individuata solo da determinazioni temporali, i corpi sono individuati da determinazioni sia temporali che spaziali e costituiscono quindi un genere ontologico minore. A questo proposito si pone la questione cruciale della relazione tra sostanze mentali e corporee: anche supponendo che l'attributo comune a entrambi i generi ontologici, che ne assicura la reciproca appartenenza, sia la determinazione temporale, resta da spiegare come la determinazione spaziale si unisca a quella temporale. Brentano cerca di dare una risposta plausibile a questo presupponendo l'esistenza di un continuum quadridimensionale e unitario, la cui quarta dimensione è il tempo, mentre lo spazio ne costituisce il confine tridimensionale. Anche questa soluzione è tutt'altro che soddisfacente, poiché non considera la possibilità che una sostanza temporale pura (cioè l'anima) esista - o debba essere concepita come esistente - senza determinazioni spaziali. A prescindere da queste difficoltà, la teoria di Brentano può essere rivalutata, nella misura in cui deve essere depurata dai residui dualistici che ancora affliggono la sua formulazione originale e dalla supremazia di rango dell'evidenza che Brentano attribuisce alla coscienza.
Nella mia tesi di laurea e nei due volumi che ne ho tratto ho cercato di approfondire il tema della costituzione del soggetto umano, partendo dalla critica espressa da molti esponenti della filosofia tedesca di metà Ottocento come Trendelenburg, Feuerbach e Marx nei confronti della dialettica di Hegel e della sua concezione del pensiero puro come caratteristica principale ed esclusiva della soggettività. In particolare, ho trovato molto interessante non solo la critica di Trendelenburg alla dialettica hegeliana, per il suo rigore argomentativo e la sua forza persuasiva, ma anche la sua stessa concezione della soggettività, fondata sulla nozione di intuizione come "movimento costruttivo" dell'anima. Affermando il primato dell'intuizione sul pensiero, Trendelenburg cerca di introdurre una concezione empirica del soggetto nel contesto più ampio di un sistema di più spiccata impronta metafisica e dà vita a una concezione della psicologia come scienza che occupa una posizione mediana tra le scienze della natura e le scienze della mente. In questo senso, la psicologia svolge un ruolo privilegiato rispetto a quello delle altre scienze, che pure, ciascuna a sé stante, rappresentano il tutto nella sua verità. Nel sistema delle scienze proposto da Trendelenburg, la psicologia costituisce quindi una scienza mediana, in cui avviene il passaggio dalle scienze della natura (soprattutto la fisica), di cui rappresenta il vertice, verso l'etica, di cui è la base. In altri termini, il tema dell'anima e della soggettività umana viene ricollocato sul terreno di una concezione organica del mondo, dove l'accento è posto sulle relazioni di interazione che l'anima ha con i molteplici livelli in cui si struttura la realtà. Il contributo di Trendelenburg alla nascita della psicologia come disciplina autonoma va in direzione antagonista rispetto alla psicologia come scienza sperimentale a partire dal 1879 in Germania. La proposta di Trendelenburg si inserisce in quella che possiamo definire psicologia filosofica e costituisce lo sfondo storico della psicologia empirica di Brentano, nella misura in cui Trendelenburg anticipa con la sua teoria del movimento costruttivo le considerazioni brentaniane sul riferimento intenzionale.
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